Il diciannovenne arabo israeliano è stato
sequestrato dai suoi parenti in un quartiere di Tel Aviv e tenuto
prigioniero per tre giorni
Un ragazzo arabo israeliano di 19 anni,
sequestrato e recluso da alcuni familiari perché gay, è stato liberato
oggi dalla polizia nel nord del Paese, dopo tre giorni di prigionia e vessazioni. Lo riferisce il sito «Ynet», citando fonti investigative.
L'episodio assume connotati definiti
preoccupanti dalla stessa polizia poiché è avvenuto a Tel Aviv, dove il
ragazzo - originario della cittadina a maggioranza araba di Tamra, in
Galilea - si era rifugiato da qualche tempo per sfuggire all'atmosfera
pesantemente tradizionalista del suo ambiente.
Ed è proprio in uno dei quartieri più
«bohemien» di Tel Aviv (Florentin) che quattro parenti lo hanno scovato
lunedì scorso, immobilizzato con un gas urticante e malmenato, prima di
riportarlo a viva forza a Tamra.
A denunciare l'episodio è stato un amico, la
cui segnalazione ha consentito alla polizia d'intervenire, individuare
il luogo in cui il rapito era stato rinchiuso e liberarlo. I rapitori -
che avevano già minacciato nel recente passato il ragazzo di essere
pronti a metterlo sotto chiave fino a quando non avesse ricominciato a
«comportarsi come una persona normale» - sono stati fermati e
incriminati per sequestro di persona.
L'omosessualità è oggetto di diffusa
riprovazione sociale e familiare nel mondo arabo-palestinese, come in
generale nelle realtà a maggioranza islamica, in particolare nei
villaggi e nelle località minori. Riprovazione che talora sfocia in
violenza vera e propria. Nelle settimane scorse ha destato un certo
scalpore perfino la nascita di una rivista culturale online promossa a
Gerusalemme da due giovani scrittori palestinesi - uno musulmano,
l'altro cristiano - che fra le molte sezioni ne dedica una aperta ai
contributi (anonimi) di autori omosessuali contemporanei in lingua
araba.
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