Mercoledì 12 Gennaio 2011 07:37
Alla vigilia del 13 gennaio,
giornata che le associazioni per i diritti degli omosessuali dedicano al
dialogo fra religioni e omosessualita', l'Arcigay di Pavia ha scritto
al vescovo della citta'
Roma
- Alla vigilia del 13 gennaio, giornata che le associazioni per i
diritti degli omosessuali dedicano al dialogo fra religioni e
omosessualita', l'Arcigay di Pavia ha scritto al vescovo della citta'
lombarda, mons. Giovanni Giudici, chiedendogli di aprire un dialogo e di
mettere in agenda un incontro per ''dissipare le diffidenze e le
incomprensioni'' tra Chiesa e mondo omosessuale. Positiva, anche se
cauta, la risposta della Curia pavese e di mons. Giudici, che in una
nota rilanciata dall'ASCA si dice disponibile, ''purche' questo
confronto non avvenga sotto i riflettori''.
Eduardo Polizzi e Barbara Bassani, rispettivamente presidente e vicepresidente di Arcigay Pavia, hanno inviato al vescovo di Pavia una lettera aperta, pubblicata lo scorso 10 gennaio sulla Provincia Pavese. ''Ci appelliamo a voi - si legge nel testo - consapevoli delle differenze che ci dividono, per promuovere una riflessione su una questione fondamentale, e che potrebbe veder nascere un proficuo dialogo fra differenti visioni e permettere un confronto in grado di individuare un terreno di impegno comune, finalizzato al rispetto della dignita' umana''.
L'arcigay di Pavia cita la posizione del Vaticano ''fortemente contraria'' alla proposta promossa all'Onu da Francia e Olanda per una depenalizzazione internazionale per il reato di omosessualita', e sottoscritta da tutta l'Unione europea e da molti altri Stati.
Nel mondo, ''in 7 Paesi per l'omosessualita' e' prevista la pena di morte, e per ben 80 Paesi essere gay o trans e' un reato punito con l'arresto o la detenzione arbitraria, trattamenti crudeli, inumani e degradanti''. ''Ci preme anche sottolineare - proseguono Polizzi e Bassani - come la visione 'patologica' della condizione omosessuale, che in questi anni viene diffusa in Italia da molti ambienti soprattutto cattolici, sia del tutto contraria alla verita' e alla tutela della dignita' umana.
Considerare gli omosessuali come persone malate, proporre teorie 'riparative', millantare miracolistiche guarigioni, oltre che diffondere teorie contrarie e condannate dalla scienza, sono atti che contribuiscono a perpetuare una discriminazione sociale in grado di generare sofferenza ed emarginazione''.
Di qui la richiesta di una ''presa di posizione'' di mons. Giudici su questi temi, ''utile a dissipare le diffidenze e le incomprensioni, consapevoli che solo dal superamento di steccati di natura ideologica sia possibile costruire una Societa' realmente piu' giusta, libera e rispettosa'', e la proposta di ''un incontro, utile ad aprire un dialogo fra posizioni ora lontane''.
Nella sua risposta, mons. Giudici non nasconde l'irritazione per la ''maniera irrituale'' in cui e' arrivato l'invito 'a mezzo stampa'. Tuttavia, prosegue il vescovo, ''in merito alla richiesta di dialogo formulata dall'associazione non esistono obiezioni, purche' questo confronto non avvenga sotto i riflettori ma venga utilizzato come occasione per comprendere meglio le problematiche umane che riguardano questo tema''. Mons. Giudici si augura infatti ''che non ci siano discriminazioni ed e' anche disponibile, lui stesso con tutta la comunita' cristiana, ad una lettura piu' attenta del problema''.
Eduardo Polizzi e Barbara Bassani, rispettivamente presidente e vicepresidente di Arcigay Pavia, hanno inviato al vescovo di Pavia una lettera aperta, pubblicata lo scorso 10 gennaio sulla Provincia Pavese. ''Ci appelliamo a voi - si legge nel testo - consapevoli delle differenze che ci dividono, per promuovere una riflessione su una questione fondamentale, e che potrebbe veder nascere un proficuo dialogo fra differenti visioni e permettere un confronto in grado di individuare un terreno di impegno comune, finalizzato al rispetto della dignita' umana''.
L'arcigay di Pavia cita la posizione del Vaticano ''fortemente contraria'' alla proposta promossa all'Onu da Francia e Olanda per una depenalizzazione internazionale per il reato di omosessualita', e sottoscritta da tutta l'Unione europea e da molti altri Stati.
Nel mondo, ''in 7 Paesi per l'omosessualita' e' prevista la pena di morte, e per ben 80 Paesi essere gay o trans e' un reato punito con l'arresto o la detenzione arbitraria, trattamenti crudeli, inumani e degradanti''. ''Ci preme anche sottolineare - proseguono Polizzi e Bassani - come la visione 'patologica' della condizione omosessuale, che in questi anni viene diffusa in Italia da molti ambienti soprattutto cattolici, sia del tutto contraria alla verita' e alla tutela della dignita' umana.
Considerare gli omosessuali come persone malate, proporre teorie 'riparative', millantare miracolistiche guarigioni, oltre che diffondere teorie contrarie e condannate dalla scienza, sono atti che contribuiscono a perpetuare una discriminazione sociale in grado di generare sofferenza ed emarginazione''.
Di qui la richiesta di una ''presa di posizione'' di mons. Giudici su questi temi, ''utile a dissipare le diffidenze e le incomprensioni, consapevoli che solo dal superamento di steccati di natura ideologica sia possibile costruire una Societa' realmente piu' giusta, libera e rispettosa'', e la proposta di ''un incontro, utile ad aprire un dialogo fra posizioni ora lontane''.
Nella sua risposta, mons. Giudici non nasconde l'irritazione per la ''maniera irrituale'' in cui e' arrivato l'invito 'a mezzo stampa'. Tuttavia, prosegue il vescovo, ''in merito alla richiesta di dialogo formulata dall'associazione non esistono obiezioni, purche' questo confronto non avvenga sotto i riflettori ma venga utilizzato come occasione per comprendere meglio le problematiche umane che riguardano questo tema''. Mons. Giudici si augura infatti ''che non ci siano discriminazioni ed e' anche disponibile, lui stesso con tutta la comunita' cristiana, ad una lettura piu' attenta del problema''.
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