Mercoledì 22 Settembre 2010 06:38
NO AI GAY NELLE FORZE ARMATE. IL SENATO BLOCCA LA PROPOSTA
I senatori repubblicani si sono pronunciati in modo compatto ma i democraci potranno ripresentare la legge alla fine dell'anno. "Delusa" la Casa Bianca. Il portavoce di Obama: "Continueremo a provarci
I senatori repubblicani si sono pronunciati in modo compatto ma i democraci potranno ripresentare la legge alla fine dell'anno. "Delusa" la Casa Bianca. Il portavoce di Obama: "Continueremo a provarci
mercoledì 22 settembre 2010 , di Repubblica.it
WASHINGTON - Per quattro voti non è passata al Senato americano la
proposta di abrogare la norma 'don't ask don't tell' che vieta agli
omosessuali dichiarati di prestare servizio nelle forze armate.
Per vincere l'ostruzionismo dei repubblicani i democratici avevano
bisogno di 60 sì. Ne hanno ottenuti solo 56, mentre i no sono stati 43. I
democraci potranno comunque ripresentare la legge alla fine dell'anno.
Con il voto espresso, i senatori repubblicani - adottando il cosiddetto
'filibustering' (che prevede una maggioranza qualificata di 60 voti) -
hanno infatti solo bloccato la proposta democratica di aprire un
dibattito sulla legge.
La proposta di abrogare la legge non decade quindi, ma il suo esame è
stato rimandato a tempo indeterminato. I repubblicani hanno votato in
modo compatto. Si sono espresse contro la legge anche le due senatrici
repubblicane del Maine, Susan Collins e Olympia Snowe, che fino alla
vigilia si erano dette "indecise". Attualmente i gay e le lesbiche
possono servire l'esercito a patto di nascondere il loro orientamento
sessuale. La nuova legge invece permetterebbe loro di arruolarsi anche
quando dichiarati.
La 'don't ask don't tell' (non chiedere, non dire) è una legge vecchia
di 17 anni. La introdusse nel 1993 Bill Clinton, nel tentativo di
raggiungere un compromesso con l'allora esplicito divieto nei confronti
dei gay ad entrare nelle forze armate. Testualmente, la legge americana
proibisce a chiunque "metta in mostra la propensione o l'intenzione di
manifestare atti omosessuali" di prestare servizio nelle forze armate
Usa, perché "la circostanza creerebbe un rischio inaccettabile per gli
alti standard di moralità, ordine e disciplina, e coesione che sono
l'essenza dalla capacità militare".
Ma - sulla base appunto della legge - è stato possibile negli ultimi 17
anni seguire questa prassi: l'esercito non chiede alla recluta il suo
orientamento sessuale, la recluta non lo esplicita. Un atteggiamento
ritenuto non solo ipocrita, ma incostituzionale: il 9 settembre scorso,
infatti, la giudice della California Virginia Phillips ha stabilito che
la Dadt "viola manifestamente i diritti costituzionali".
Sotto l'amministrazione Obama sono diventate sempre più numerose ed
insistenti le voci a favore dell'abrogazione. Lo stesso ministro della
Difesa, Robert Gates, e il capo degli Stati Maggiori, Mike Mullen, un
paio di mesi fa erano intervenuti per manifestare la loro "non
contrarietà" alla revisione della Dadt. Ma all'interno dell'esercito
permangono forti resistenze. Il 24 agosto scorso il generale dei Marines
James Conway era uscito allo scoperto dicendosi "assolutamente
contrario" aduna revisione della Dadt: "Vi posso garantire che la
stragrande maggioranza dei marines preferisce non condividere la stessa
camerata con una persona apertamente omosessuale" aveva detto.
Oggi anche il generale James Amos, futuro comandante dei marines, a
poche ore dal voto aveva ribadito analoga contrarietà, sottolineando che
l'eventuale abrogazione della legge costituirebbe in questo momento una
"distrazione" per i soldati impegnati in Afghanistan. Con il suo voto,
il Senato nei fatti gli ha dato ragione, anche se i democratici contano
di tornare al voto entro la fine dell'anno.
Restano così delusi non solo i gruppi per i diritti civili, secondo i
quali sono oltre 14mila i militari gay espulsi dalla forze armate, ma
anche Lady Gaga 1. L'eccentrica cantante di origine italiana (si chiama
Stefani Joanne Angelina Germanotta), famosa per i suoi costumi, alla
vigilia del voto aveva indossato quelli di un politico, era andata a
Portland, in Maine, e davanti a 5.000 persone aveva tenuto anzichè un
concerto un comizio. "E' gioco uno dei valori fondanti dell'America,
quello in cui tutti noi crediamo: la libertà" aveva detto.
Il messaggio era stato ripreso da tutte le tv nazionali ed era arrivato
anche alle due senatrici repubblicane del Maine, Susan Collins e Olympia
Snowe, che alla vigilia del voto avevano rotto il fronte repubblicano
del 'no' dicendosi "indecise". Oggi anche loro hanno votato contro, come
John McCain e tutti i senatori repubblicani e indipendenti.
"Delusa" la Casa Bianca: "siamo delusi di non poter far avanzare questo
testo - ha commentato il portavoce, Robert Gibbs - ma continueremo a
provarci". I democratici si sono detti convinti di arrivare
all'abrogazione entro la fine dell'anno.
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