Esattamente 35 anni fa, intorno alle 6.30 della mattina del 2 Novembre 1975, sulla spiaggia dell’ Idroscalo di Ostia, vicino
Roma, una donna trovò il corpo martoriato riverso a terra di Pier Paolo
Pasolini, poeta, scrittore, giornalista e cineasta italiano, uno tra
gli artisti più poliedrici e sensibili del XX secolo.
Una
fine prematura e violenta la sua: dapprima colpito con ripetute
bastonate, fu poi investito con la sua stessa macchina, finché il suo
corpo non venne ridotto a “un grumo di sangue”.
Dell’omicidio
si autoaccusò subito l’allora diciassettenne “ragazzo di vita” Pino
Pelosi, che dichiarò di aver esageratamente reagito ad un esplicito e
non gradito approccio sessuale del poeta, mentre si trovavano in
macchina dopo aver trascorso una piacevole e tranquilla serata a cena in
una trattoria.
Nonostante
le dichiarazioni del giovane, il caso si mostrò da subito meno facile
del previsto, e durante il processo apparvero chiare incongruenze,
dimenticanze e contraddizioni fortemente stridenti con alcuni elementi e
circostanze emerse dalle indagini; quando nel Maggio del 2005, a
distanza di 30 anni dai fatti, Pelosi ritrattò la versione
precedentemente rilasciata e sempre ribadita, dichiarando di non aver
agito da solo ma con la complicità di tre persone, il mistero ha
inevitabilmente finito per infittirsi tanto da diventare uno dei casi di
cronaca italiana più inquietanti e oscuri del ’900.
Ma escudendo il movente sessuale, chi e perché poteva volere la morte di Pasolini?
L’
artista era indubbiamente un personaggio scomodo dal punto di vista
politico, polemico ad oltranza, sempre in prima linea contro le
ingiustizie e fiero oppositore di quelle regole sociali che non
condivideva, ma può bastare questo a decretare la condanna di un uomo,
per quanto inviso o pericoloso o fuori dagli schemi?
Sono
in tanti a ritenere che la morte di Pasolini celi in realtà risvolti
più ampi e scenari più inquietanti di quanto sia stato detto e lasciato
trapelare, ma si è ancora lontani dalla verità;
qualcuno
sostiene l’esistenza di un legame non meglio chiarito tra il poeta e l’
ENI, nel senso di una ricerca intrapresa sul grande ente italiano che
avrebbe potuto condurlo a scoperte clamorose, ma anche troppo
rischiose.
A
seguito delle esternazioni di Pelosi, il caso Pasolini è stato
recentemente riaperto e forse ulteriori accertamenti e opportune, anche
se tardive ricerche, riusciranno finalmente a gettare nuova luce sulla
dinamica degli eventi che condussero alla tragica scomparsa di
un intellettuale scomodo e coraggioso.
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